Angola: anche Luanda partecipa al Progetto di sicurezza dei porti (PSP) lanciato da Interpol e finanziato dall’Unione Europea

L’Angola è tra i nove Paesi africani che partecipano al Progetto di sicurezza dei porti (PSP) lanciato da Interpol e finanziato dall’Unione Europea (UE). Obiettivo migliorare le capacità delle forze dell’ordine e delle autorità portuali di prevenire, rilevare, indagare e rispondere alle minacce. Impegnate nell’iniziativa di sicurezza anche Comore, Kenya, Madagascar, Mauritius, Mozambico, Namibia, Seychelles e Tanzania.

Protezione

Il PSP è coordinato dalla Commissione dell’Oceano Indiano (CIO) e attuato congiuntamente con l’Organizzazione marittima internazionale (IMO) e l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC). I porti sono infrastrutture delicate, che per dimensioni e complessità, legate anche al volume delle merci movimentate, rendono di particolare rilievo il tema della sicurezza. Secondo Interpol “i porti richiedono protezione per evitare danni all’economia globale, derivanti dall’interruzione delle catene di approvvigionamento e del flusso commerciale”. Negli ultimi anni le regioni dell’Africa orientale, dell’Africa meridionale e dell’Oceano Indiano hanno fatto registrare un aumento dell’attività criminale nei confronti dei traffici marittimi.

Pirateria

I Paesi dell’area subiscono azioni di pirateria e terrorismo, traffico di esseri umani e di droga, contrabbando di armi e di specie animali a rischio estinzione e i danni della pesca illegale. Queste attività criminali non hanno implicazioni soltanto sulla sicurezza, ma hanno un impatto negativo sulle condizioni socioeconomiche e politiche. Il Progetto Interpol svilupperà un meccanismo per la condivisione di informazioni e lo scambio di dati, rafforzerà la capacità di risposta delle forze dell’ordine per superare le vulnerabilità e contrastare le minacce vecchie ed emergenti. Il PSP prevede fino al 2024 un finanziamento di 7,8 milioni di euro da parte dell’UE. Sono previsti moduli di formazione specializzati, esercitazioni operative regionali, visite di scambio tra i Paesi impegnati. In parallelo sessioni di tutoraggio e fornitura di attrezzature, con accesso ai database di Interpol, oltre all’installazione di checkpoint per rilevare narcotici e altre merci illecite.

(foto interpol.int)

Pubblicato da Alessandro Cavaglià

giornalista, appassionato di Africa. Stile giornalistico e rigore accademico