Angola: Luanda partecipa alla nuova Alleanza globale contro l’AIDS nell’infanzia. L’impegno di dodici Paesi dell’Africa

L’Angola è tra i dodici Paesi africani che partecipano alla nuova Alleanza globale per fermare l’AIDS infantile entro il 2030. L’iniziativa è stata lanciata in occasione della Conferenza internazionale sull’AIDS a Montreal in Canada. L’evento promosso in partnership dal Programma delle Nazioni Unite per l’HIV/AIDS (UNAIDS), dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) mira a fermare la diffusione dell’AIDS tra i bambini e a garantire che nessuno di loro sia privato di trattamenti medici contro l’HIV entro il 2030.

Metà

In tutto il mondo solo la metà dei bambini che hanno contratto l’HIV riceve cure salvavita, una percentuale molto inferiore rispetto a quella degli adulti, pari al 76%. L’Alleanza vede la partecipazione anche di organizzazioni della società civile, come la Rete globale delle persone che vivono con l’HIV, e di vari partner internazionali, tra cui PEPFAR e il Global Fund. I dodici Paesi africani aderenti sono Angola, Camerun, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Mozambico, Nigeria, Sud Africa, Tanzania, Uganda, Zambia e Zimbabwe.

Macchia

“Nessun bambino dovrebbe nascere o crescere con l’HIV e nessun bambino con l’HIV può non essere curato”, ha rimarcato il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Il fatto che solo la metà dei bambini con HIV riceva farmaci antiretrovirali è uno scandalo e una macchia sulla nostra coscienza collettiva”, ha incalzato Ghebreyesus. L’Alleanza globale per porre fine all’AIDS nei bambini, conclude il dg dell’OMS, “è un’opportunità per rinnovare il nostro impegno affinché i bambini e le loro famiglie si uniscano, parlino e agiscano con lo scopo” di costruire una solidarietà globale e migliorare la dignità umana per tutti coloro che sono colpiti e che vivono con l’HIV.

(foto account FB UNAIDS)

Pubblicato da Alessandro Cavaglià

giornalista, appassionato di Africa. Stile giornalistico e rigore accademico