Angola: quel mix di amore/odio per “Zedù”. Il presidente dos Santos ha pacificato il Paese, ma non ha saputo vincere nepotismo e corruzione

Ma chi era davvero José Eduardo dos Santos? Per 38 anni presidente dell’Angola, uno dei leader politici più longevi d’Africa, viene ritenuto da alcuni un “architetto di pace” e da altri un dittatore. In realtà la questione è molta più complessa e affidarsi agli schematismi semplicistici non aiuta.

Contesto

Occorre inserire il personaggio nel contesto storico dei movimenti contro il colonialismo e della Guerra fredda, considerare poi il suo preciso ruolo nella pacificazione del Paese dopo una guerra civile durata quasi trent’anni. Senza dimenticare però sull’altro fronte la problematicità delle asimmetrie sociali irrisolte, il peso della corruzione di regime e le accuse di nepotismo. Successore del rivoluzionario e poeta Agostinho Neto, leader della lotta al colonialismo portoghese e dell’indipendenza dell’Angola, dos Santos – con lunghi studi a Mosca, cosa comune ai tempi per le élite africane – è stato presidente della Repubblica e capo del partito che ha guidato la lotta di liberazione, il MPLA.

Aggressione

Dovette fare i conti con l’aggressione del Sudafrica dell’apartheid, che sosteneva i suoi avversari politici dell’Unita, e trovò sostegno generoso soltanto nella piccola Cuba. Poi dal 2002, dopo la morte in battaglia del suo rivale Savimbi, la sterzata verso la pacificazione, la fine del marxismo ideologico, l’introduzione del multipartitismo, dell’economia di mercato sia pure con un tasso di dirigismo e di elezioni libere, sempre considerate come un esempio per il Continente. Gli angolani lo chiamavano con l’acronimo “JES” o più familiarmente “Zedú” e come sempre capita un po’ lo amavano e un po’ lo criticavano, ma lo rispettavano e oggi lo piangono. Per lunghi anni malato di cancro, è spirato nella clinica di Barcellona dove veniva curato.

Potere

Significativo anche il passaggio di potere dopo l’annuncio della sua intenzione di ritirarsi. Nessuno scontro armato, nessuna violenza. Il suo successore, l’ex ministro della Difesa e suo vice nel MPLA, João Lourenço ha vinto in modo democratico le elezioni del 2017. I figli più grandi di dos Santos, tra cui la donna più ricca d’Africa, Isabel, estromessi dai loro posti dorati e finiti sotto processo nella iniziativa anti-corruzione voluta proprio da Lourenço, cercano ora la loro piccola rivincita. Attaccano l’ultima moglie del padre, l’ex modella Ana Paula dos Santos, che lo sposò nel 1991. Chiedono una autopsia e sostengono che il padre non volesse essere sepolto in patria. “Contiamo sulla presenza di tutti, senza eccezioni”, ha detto invece Lourenço. Senza dimenticare che dos Santos era ancora presidente emerito del MPLA.

Africa

Cordoglio e commozione anche dai maggiori leader africani. Il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, ha ricordato l’assistenza fornita dall’MPLA e da dos Santos alla lotta di liberazione sudafricana dal regime dell’apartheid. Amicizia ribadita da tutti i leader dei paesi ‘fratelli’, già parte dell’impero coloniale del Portogallo. Dal Mozambico, il presidente Filipe Nyusi ha rimarcato: “Sarà sempre un’icona della lotta per l’indipendenza. La sua eredità sarà registrata in modo indelebile negli annali della storia dell’Angola e dell’Africa”. Da Capo Verde il presidente José Maria Neves: “Abbiamo perso un grande amico e un grande leader africano”. Dalla Guinea-Bissau, il presidente Umaro Sissoco Embaló ricorda un “leader unico, un grande panafricano. È tutta l’Africa ad essere in lutto”.

(foto Ricardo Stuckert/PR-Agência Brasil da pt.wikipedia.org)

Pubblicato da Alessandro Cavaglià

giornalista, appassionato di Africa. Stile giornalistico e rigore accademico