Angola: un miliardo di nuovi alberi contro il cambiamento climatico

L’obiettivo è ambizioso: piantare nei prossimi anni un miliardo di nuovi alberi per fronteggiare i cambiamenti climatici. L’Angola vuole rispondere in modo concreto a siccità, erosione del suolo, desertificazione, che toccano soprattutto le province meridionali del grande Paese dell’Africa australe. Di fatto sono ormai anni che nelle provincie di Cunene, Huila e Namibe perdura uno stato di difficoltà, e a volte di vera e propria emergenza, dovuto alla siccità.

Condizioni

Il tutto con ripercussioni molto serie sulle condizioni di vita e sulla salute della popolazione locale, e in particolare dei bambini. Si tratta di aree semidesertiche, in cui tradizionalmente si alternavano periodi secchi a periodi di pioggia. Le precipitazioni garantivano il riempimento di pozzi e cisterne. Negli ultimi anni però le precipitazioni sono state sempre meno frequenti e meno abbondanti. C’è allora da contrastare la malnutrizione e da garantire acqua potabile e acqua per l’irrigazione.

Benguela

Per fare il punto della situazione si è tenuto Benguela, nell’area centrale del Paese al confine con le provincie più minacciate dalla siccità, il Consiglio consultivo del ministero della Cultura, del Turismo e dell’Ambiente, con la presenza del titolare del dicastero, Filipe Zau. Il deserto del Namibe sta avanzando a ritmi sostenuti fino alla provincia di Benguela, da qui l’impegno a rimboschire le aree colpite. Si partirà con la piantumazione di un milione di mangrovie, nelle zone costiere. Studi recenti hanno dimostrato che le mangrovie sono in grado di trattenere fino a 10 volte la quantità di anidride carbonica per ettaro rispetto alle foreste terrestri. “Siamo noi angolani – ha detto Zau – a dover imparare a monitorare e gestire il cambiamento climatico. Perché se non siamo noi a risolvere i nostri problemi, sicuramente non lo faranno gli altri”.

Foreste

Fortunatamente “esiste una legislazione per la protezione delle nostre foreste. In modo che le nuove generazioni possano prendersi cura dell’uso delle risorse naturali, che sono la fonte del loro stesso sviluppo”. Occorre integrare l’attenzione rivolta nel recente passato soprattutto alla crescita economica, con un focus più attento sull’impatti della crisi ecologica. Il governo angolano ha affrontato la questione delle risorse idriche nelle province più in difficoltà anche con una serie di progetti di ingegneria idraulica. La costruzione del canale Cafu a Cunene, con i suoi 160 chilometri di lunghezza, potrà portare benefici a una popolazione stimata in 235mila abitanti, con oltre 15mila ettari di terra coltivabile e 250mila bovini. Ma siccità e migrazioni interne portano con sé anche altri fattori da battere anche con una battaglia culturale. Incendi e disboscamento – sia per scopi agricoli sia per ricavare legna da ardere o per l’edilizia – lasciano il suolo non protetto e in balia dell’erosione.

(foto ambasciatangolana.com)

Pubblicato da Alessandro Cavaglià

giornalista, appassionato di Africa. Stile giornalistico e rigore accademico