Angola: Lourenço, guerra in Ucraina impone al mondo di fare i conti con la crisi energetica e quella alimentare

La guerra in Ucraina ha indotto a livello mondiale una doppia crisi, energetica e alimentare. Crisi che impattano in modo pesante sui Paesi dell’Africa. “Stiamo tutti seguendo, con apprensione, il conflitto che imperversa attualmente in Ucraina”, ha detto il presidente dell’Angola, João Lourenço. Intervenuto nel corso di una iniziativa per le elezioni del prossimo 24 agosto a Luena, nella provincia orientale di Moxico.

Conseguenze

“Questo conflitto – secondo Lourenço – ha conseguenze non solo per il popolo ucraino. Ma anche per gli europei, poiché sono i più vicini, e poi per il mondo. Questo conflitto ha già creato due crisi di dimensioni universali: la crisi energetica e la crisi alimentare”. Sulla prima il presidente Lourenço, vede una via d’uscita, perché si è cominciato con decisione a investire su scala internazionale sulla transizione energetica verso fonti rinnovabili, anche per battere i cambiamenti climatici. E allora, “la crisi energetica, nel medio termine, si risolverà. Una volta che il mondo – spiega Lourenço – comincerà a investire seriamente in fonti di produzione di energia, che non siano le energie fossili”. Molto più drammatico il quadro imposto dalla crisi alimentare. Oggi il mondo intero guarda alla fine della guerra in Ucraina come alla salvezza, “affinché l’Ucraina continui a fornirci cibo”.

Carenza

Qualcuno, sostiene Lourenço, “non direi ottimista, quanto piuttosto superficiale, sostiene che questa sia una questione passeggera e che alla fine tutto tornerà alla normalità. Ma non è vero. Certo, la guerra finirà, perché non ci sono guerre che durano per sempre. Però le conseguenze dureranno a lungo. Mai il mondo è stato così carente di grano, di mais, di riso, di soia o di girasole come lo è oggi. Oggi chi ha grandi quantità di grano in pronta consegna può guadagnare un sacco di soldi. Oggi è meglio avere grano, vendere grano, che non vendere diamanti. Il grano si è trasformato in oro. Anche l’olio vegetale è diventato oro”.

Timore

Lourenço esprime un timore fondato, Si rischia che giunga “il momento in cui molti compratori – aziende e governi – avranno soldi a disposizione per acquistare questi prodotti e non troveranno nessuno che li venda”. Magari, “in una prima fase, ci sarà chi venderà a prezzi cinque, dieci volte maggiori rispetto al recente passato. Ma se il conflitto dura ancora, verrà il momento in cui questi prodotti non saranno più disponibili”. Un ragionamento che riporta a uno degli impegni chiave del primo quinquennio presidenziale di Lourenço, la diversificazione dell’economia angolana. La fine della dipendenza economica soltanto dalle materie prime e dal petrolio in particolare.

Agricoltura

“Dobbiamo imparare dagli errori. E l’errore della nostra storia – rimarca Lourenço – è avere un paese con abbondanza di terreni seminativi e con immense risorse d’acqua, che però non investe seriamente in agricoltura. L’Angola ha il potenziale, non dico di essere una nuova Ucraina, ma sicuramente per non dover più importare grano, olio vegetale e altri prodotti alimentari. L’Angola può produrre per sé, ma anche produrre per l’esportazione”.

(foto Franz W. da Pixabay)

Pubblicato da Alessandro Cavaglià

giornalista, appassionato di Africa. Stile giornalistico e rigore accademico