Angola: la domanda globale di “minerali critici” galoppa e offre enormi opportunità. Nel Paese ne sono presenti 36 su 51

Cambiamenti climatici, transizione energetica, decarbonizzazione hanno portato alla ribalta l’importanza non soltanto economica, ma anche geopolitica dei cosiddetti “minerali critici”. Si tratta di materie prime fondamentali per la realizzazione dell’infrastruttura tecnologica sottostante e le riserve mondiali sono concentrate geograficamente in pochi paesi. Questi minerali sono utilizzati in tutta la catena del valore del ciclo energetico a basse emissioni: litio, nichel, cobalto e grafite per l’accumulo di energia. Rame e alluminio per la trasmissione di potenza. Silicio, uranio e terre rare per la produzione di energia solare, eolica e nucleare.

Piano geologico

Insomma, la domanda di minerali critici sta galoppando e crea grandi opportunità per l’Angola. Nel Paese sono presenti 36 dei 51 minerali più rari, identificati nell’ambito del Piano geologico nazionale (PLANAGEO). Tra le altre risorse troviamo diamanti, zirconi, quarzi, tormaline, metalli ferrosi e non ferrosi, oro, argento, platino e rame. La scommessa su alcune di queste risorse è ancora soltanto all’inizio ed è anche particolarmente complessa, poiché soltanto il 10% dei progetti di prospezione diventa poi una miniera. Nei prossimi cinque anni è previsto un grande salto in termini estrazioni minerarie.

Prospettive

La produzione di oro e di manganese è consolidata. La fase avanzata di prospezione per terre rare, titanio e litio fa prevedere una imminente entrata in attività. Entro due anni dovrebbe iniziare la produzione di neodimio e praseodimio, utilizzati nella produzione di batterie per auto elettriche, oltre a quella di rame e di niobio. La ricercatrice di PricewaterhouseCoopers (PwC), Alexandra Moutinho, ha presentato lo studio “Mine 2022” in cui si evidenziano la prospettiva di crescita, ma anche sfide di rilievo come la crescita dei costi, la volatilità dei prezzi e gli standard più elevati di sicurezza per gli operatori.

Multinazionali

Oltre a grandi multinazionali come l’anglo-australiana Rio Tinto e la sudafricana DeBeers, che è tornata in Angola quest’anno, si stanno muovendo aziende “junior” che stanno esplorando, ad esempio, terre rare e fosfati. La ristrutturazione del settore minerario angolano avviata dal governo del presidente João Lourenço ha dato maggiore fiducia agli investitori. Il direttore nazionale delle risorse minerarie, André Buta Neto, segnala l’interessamento dei principali players minerari internazionali: “Con la fiducia potranno venire nuove aziende e nuovo interesse dal settore finanziario”. Attualmente il settore dell’industria mineraria è dominato dai diamanti, la cui estrazione rappresenta il 3% del PIL angolano.

(foto Peggy Greb-US Department of agriculture da en.wikipedia.org)

Pubblicato da Alessandro Cavaglià

giornalista, appassionato di Africa. Stile giornalistico e rigore accademico