Angola: la provocazione musicale di Batida con l’album “Neon Colonialismo”. L’afro-electro e il ballo per affrontare temi politici e fare festa

Ha un titolo provocatorio, “Neon Colonialismo”, l’ultimo album di Batida, al secolo Pedro Coquenão. Nato a Huambo, in Angola, e cresciuto nella periferia di Lisbona, l’esponente dell’afro-electro sound ha proposto un gioco di parole destinato a originare dibattito, per presentare una raffinata composizione di dieci brani. Si alternano canzoni e pezzi strumentali, che viaggiano attraverso il mondo di lingua portoghese, dall’Angola al Portogallo, passando per Capo Verde e il Brasile.

Etichetta

L’album, pubblicato per l’etichetta belga Crammed Discs, presenta molti ospiti da DJ Satelite a Bonga, da Mayra Andrade a Poté e Nástio Mosquito. E ancora: Ikonoklasta, Octa Push, Lia de Itamaracá, DJ Dolores, João Morgado, Botto Trindade, Pedro da Linha e Branko. Batida è abituato a lavorare integrando la musica è il punto di partenza ma attraverso la danza, la poesia, la grafica, la fotografia, la radio e i video. Il suo nome di battaglia significa “battito” in portoghese ed evoca il ritmo, nella fusione tra vecchie tracce di musica angolana degli anni ’70 riportate ai giorni nostri attraverso una produzione elettronica contemporanea.

Flusso

Batida, secondo il settimanale musicale francese, Les Inrockuptibles, “si è immerso nel flusso degli scambi culturali che irrigano le coste dei Continenti africano ed europeo“. Batida è anche il nome di molte compilation ‘pirata’ che circolano per le strade di Luanda. Ogni giorno ne escono di nuove, direttamente dai “musseques”. Vengono trasmesse a tutto volume dai kandongueiros, i pulmini taxi del trasporto collettivo, dove più ancora delle radio locali rivelano il suono che sta ‘pompando’ per la capitale. Neon Colonialismo è pensato per essere ballato, ma anche per per pensare. Affrontando il tema ancora non risolto del colonialismo, Batida si espande dalla musica e dal ballo, abbracciando la politica e il commento sociale, ma riportandoli sempre alla festa. “Per me è una meraviglia poter avere questo strumento e poter provocare – dice Batida -. Sul colonialismo abbiamo avuto insabbiamento, non riconoscimento. Certo sono traumi che non scompaiono da un giorno all’altro, nemmeno in una generazione e neppure con due o tre leggi”.

(foto da batida.bandcamp.com)

Pubblicato da Alessandro Cavaglià

giornalista, appassionato di Africa. Stile giornalistico e rigore accademico