Angola: sulle colonne del New York Times la ‘dynasty’ familiare dei dos Santos. La decisone sulla sepoltura dell’ex presidente verrà da un tribunale spagnolo

Se è vero che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, capita anche che i figli abbiano colpe più grandi di quelle dei loro padri. È il caso della ‘dynasty’ della famiglia dell’ex presidente dell’Angola, José Eduardo dos Santos, deceduto a Barcellona l’8 luglio dopo una grave malattia. La salma non trova ancora riposo.

Famiglia

“Morto, ma non sepolto – scrive il New York Times -. Il corpo dell’ex presidente scatena una lotta transcontinentale. Dos Santos ha governato l’Angola per 38 anni. Ora una disputa su dove farlo riposare divide la sua famiglia”. Lo Stato angolano, che ne riconosce i meriti, ma che con il Presidente, João Lourenço, ha cambiato rotta rispetto si suoi errori, ha reso omaggio all’ex Capo di Stato con un lutto nazionale di sette giorni e attende le decisioni sulle esequie del tribunale spagnolo. L’ex presidente Zedù, come familiarmente lo chiamavano gli angolani, aveva come hobby suonare la chitarra e il calcio, ma anche le donne hanno avuto un ruolo importante nella sua vita. Secondo Wikipedia ha avuto 10 figli da diverse relazioni, ufficiali e no.

Sovietica

Nel 1966, mentre studiava in Unione Sovietica, sposò Tatiana Kukanova, da cui ebbe la figlia maggiore, Isabel, oggi multimiliardaria- grazie alla munificenza del papà – e considerata la donna più ricca d’Africa. Dalla relazione con la segretaria, Filomena de Sousa, nacque nel 1978 José Filomeno. Da Maria Luísa Perdigão Abrantes ebbe un figlio e una figlia: Welwitschea detta Tchizé e José Eduardo Paulino. Un figlio, José Avelino Gourgel, fu il frutto del rapporto con Maria Bernarda Gourgel. Nel 1991 dos Santos si sposò ufficialmente per la seconda volta, con la modella ed ex assistente di volo sull’aereo presidenziale angolano, Ana Paula Cristóvão Lemos. Da questo matrimonio, tuttora legalmente valido, ebbe tre figli e una figlia: Eduane Danilo (1991), Joseana (1995), Eduardo Breno (1998) e Houston(2001). C’è poi Josias, nato dalla relazione con tal Eduarda, detta “Dadinha”.

Tensioni

Nel periodo che ha preceduto la morte è stato segnalato un aumento delle tensioni all’interno della famiglia. In seguito al decesso per insufficienza cardiorespiratoria, alcuni dei figli – quelli oggetto di indagini e processo in Angola per corruzione – hanno chiesto un’autopsia e negato la sepoltura a Luanda. L’esito preliminare dell’esame autoptico indica “decesso per cause naturali”. Niente complotto, quindi e ‘veleno’ soltanto dietrologico. Quanto alla sepoltura, la vedova – accusata dai figliastri di essersi allontanata dal marito e di essere tornata soltanto in punto di morte – la vorrebbe in Angola. La figlia Tchizé, ricorda il NYT, invece “sta spingendo per un funerale privato e una tomba in Spagna”. Ha il sostegno di alcuni dei suoi fratelli che pure loro affrontano accuse di corruzione in Angola e potrebbero essere arrestati se tornassero in patria. Tchizé è arrivata ad accusare la matrigna e il medico di famiglia di non essersi presi cura del padre e in parallelo ha attaccato Lourenço per la sua campagna anticorruzione.

Inverosimile

Nel suo astio Tchizé è giunta ad affermare l’inverosimile, ovvero che il padre in punto di morte avrebbe detto di voler sostenere il partito di opposizione Unita. Un fatto storicamente e politicamente incredibile. In tutta la sua vita dos Santos ha sempre combattuto l’Unita. Come dirigente politico-militare del MPLA ha contrastato il leader dell’Unita Savimbi, appoggiato dal Sudafrica dell’apartheid, dalla CIA e dal sanguinario dittatore dello Zaire Mobutu, in una guerra civile durata quasi trent’anni. Poi, alla morte di Savimbi, ha costruito la pacificazione dell’Angola e ha sempre battuto nelle elezioni l’Unita.

Legale

Naturalmente il corpo dovrà essere consegnato alla famiglia, toccherà al giudice di Barcellona decidere a quale parte. Il governo di Luanda potrebbe consentirebbe la partecipazione di tutti i figli ai funerali di Stato. Tuttavia, non è il momento di parlare di un’amnistia ad hoc, prima che siano individuate tutte le responsabilità e rintracciati i capitali detenuti illegalmente. Da Luanda è giunto sostegno legale, attraverso uno studio spagnolo, alla vedova Ana Paula nel procedimento per la richiesta di custodia della salma. José Eduardo dos Santos d’altronde non era né cittadino spagnolo né residente in Spagna. Si trovava nello Stato iberico in una condizione transitoria, a fini di assistenza medica.

(foto account FB Presidência da República-Angola)

Pubblicato da Alessandro Cavaglià

giornalista, appassionato di Africa. Stile giornalistico e rigore accademico